Ancora sul Contratto integrativo di Istituto: opportunismi e mediocri ossimori

Cari Colleghi,

sulla contrattazione di Istituto e sugli effetti del Dlgs 150/09 che ne modificano le procedure, sono note le nostre posizioni, ampiamente illustrate e argomentate tecnicamente durante gli incontri di formazione che abbiamo portato in tutta Italia.

Allo stesso modo sono note le posizioni, spesso gridate, delle OO.SS. del comparto scuola che si trovano, tutte unite, a negare la gerarchia delle fonti: norme imperative di legge e norme contrattuali.

 

Non intendo ritornare sulla questione, sono disponibili, al riguardo, tutti i nostri materiali di lavoro e se necessario anche diversi contributi di funzionari e studiosi anche non appartenenti o vicini alla nostra Associazione.

Quello che era prevedibile era, ed è il comportamento decisamente antagonistico delle Organizzazioni sindacali di comparto “unite nella lotta” tutta ideologica contro i Dirigenti che si permettono di non scrivere un contratto di Istituto che, ignorando le norme di legge, non sia la riproduzione esatta del contratto dell’anno precedente o che venga dettato dalle stesse Organizzazioni “almeno nella prima parte”.

Già, perché i rappresentanti delle OO.SS. sono, in questa fase, molto più attenti a “portare a casa” (per usare il loro linguaggio) una loro affermazione o vittoria che consiste nell’aperto misconoscimento o nella sistematica negazione di quanto prescritto dalle legge, piuttosto che fare attenzione, come sarebbe bene, alle specifiche questioni organizzative, gestionali ed economiche, riferite ad ogni Istituto, questioni che stanno scritte nei diversi contratti.

Ma quel che più lascia perplessi e amareggia è la pratica adottata da diversi colleghi Dirigenti che, temendo il rifiuto della sottoscrizione da parte sindacale e spaventati dalle reiterate diffide a procedere nella corretta proposta contrattuale, nel rispetto delle norme di legge, angosciati dalla “minacciosa” possibilità di trovarsi davanti ad un Giudice del lavoro (il quale interpretando “a modo suo” quella giusta pratica contrattuale possa ritenere quello stesso procedere un “atteggiamento antisindacale” e quindi “condannarli”) si esibiscono nella redazione di creative forme linguistiche, straordinari esempi di italico opportunismo.

Nascono così nuove forme di contratto che recuperano ad un tempo il linguaggio politico d’antàn (ricordate le convergenze parallele?) e allo stesso tempo la nota figura retorica dell’ossimoro.

Non si tratta di espressioni quali:  ghiaccio bollente o morti viventi o ricca povertà ma di ben più mediocri tentativi, nell’arrampicarsi sui vetri del significato.

C’è un esempio che voglio citare per tutti (pare che circolino diverse forme di articoli salva firma o garantisci firma) che più o meno recita: “ per la parte giuridica questo contratto conferma gli articoli dell’anno precedente purché non contrastino con quanto disposto dal Dlgs150/09”

E con questo le OO.SS. firmano! Tutti felici di aver scritto che: quello che scriviamo nel contratto non ha senso!

Manca il Cappellaio Matto a sottoscrivere articolati del genere.

Presumibilmente io sarò chiamato, orgogliosamente, davanti al Giudice del lavoro il quale almeno capirà il senso della proposta di contratto del mio Istituto e sarebbe bene però che fossero chiamati anche questi Colleghi "creativi" a render conto del non senso che hanno certe stupidaggini linguistiche.

Dunque da un lato si tratta del banale coraggio (altro ossimoro) di seguire la legge e le norme contrattuali vigenti, dall’altro, come dice il Grande, di prendere atto del fatto che “il coraggio uno non se lo può dare” e allora ci si metta pure d’accordo e quel demenziale uso del linguaggio, in questa situazione caotica, può aiutare.

Saluti e buon lavoro

Lamberto Montanari  (pres.reg.ANP-CIDA E.R.)

Ultimo aggiornamento (Martedì 23 Novembre 2010 23:03)