Ma la scuola è un settore cruciale per lo sviluppo del paese?

“In considerazione dell’eccezionalità della situazione economica internazionale …”. E’ una motivazione chiara, sintetica, apparentemente incontestabile, quella con la quale vengono argomentate, nella relazione di presentazione, le misure individuate dalla manovra economica varata con il Decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 - misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
E i docenti sono fortemente coinvolti nella riduzione della spesa, in misura superiore ad altri settori del pubblico impiego. Potremmo esordire dicendo che anche in tempi di crisi è necessario avere lungimiranza ed investire nei settori strategici, per predisporre le leve del miglioramento futuro. E continuare ribadendo che la scuola è il luogo nel quale, educando i cittadini di domani, si costruisce la possibilità di un cambiamento concreto. Ma non vorremmo che queste frasi suonassero come vuota retorica, quella della quale si riempiono le pagine di libri e giornali, salvo poi negarla con le scelte concrete.

 

Siamo abituati all’emergenza noi docenti, quella educativa, quella culturale, quella economica, e non vogliamo neppure stavolta tirarci indietro, senza fare la nostra parte. Ma è corretto chiedere a noi il sacrificio maggiore? E’ corretto frenare il processo di rinnovamento che l’evoluzione normativa sta disegnando, privandolo del necessario sostegno in termini di investimento in risorse economiche e umane?
La norma (art.9 - Contenimento delle spese in materia di impiego pubblico) sospende – senza possibilità di recupero - le procedure contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012, facendo salva la sola erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Il comma 23, in materia di blocco degli automatismi stipendiali al personale del comparto Scuola, stabilisce che gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione degli incrementi economici previsti dalle vigenti disposizioni contrattuali per effetto dei passaggi tra posizioni stipendiali.
Tutto ciò determina mancati aumenti percentuali in misura che varia, secondo l’anzianità ed il livello scolare, dall’11% al 15% annuo. Un sacrificio superiore a quello richiesto a dirigenti e manager anche di altri settori, i cui livelli retributivi sono notoriamente di altra entità. E questo proprio nello stesso momento in cui, coi regolamenti di riordino, si ridisegna il sistema e si chiede ai docenti di farsi interpreti del cambiamento, come è ovvio che sia, perché senza il loro apporto nulla sarebbe realmente modificato nella sostanza e non si innescherebbe il necessario processo di miglioramento della qualità degli apprendimenti degli studenti e dei risultati complessivi del sistema.
Ma non è solo questo. Al comma 14 dell’art.8 si prevede, inoltre, una diversa destinazione per le economie derivanti dalla razionalizzazione prevista dall’art.64 della legge 133/08, che erano destinate secondo il comma 9 della legge citata ad aumentare le risorse per la valorizzazione e lo sviluppo professionale del personale della scuola e che, invece, si legge nella relazione introduttiva, potrebbero essere utilizzate per ripianare i debiti pregressi delle istituzioni scolastiche e per finanziare le spese per le supplenze brevi e il funzionamento. Si tratterebbe di un altro passo indietro rispetto ad un processo positivo al quale guardavamo con fiducia, attraverso il quale, per la prima volta, sarebbe entrato nel sistema italiano un meccanismo di valorizzazione del merito a seguito della valutazione delle prestazioni, fondamentale non solo per migliorare la qualità dei risultati, motivare i professionisti della scuola, attrarre nella scuola i docenti migliori, ma anche per restituire alla professione docente la giusta credibilità e considerazione sociale.
Siamo convinti che tutto ciò sia necessario e che, anche in momenti di grave congiuntura, non sia alla scuola che debba chiedersi il più pesante sacrificio, ma che sulla scuola si debba investire avendo a cuore le possibilità di crescita futura del paese. Interverremo quindi sulle forze politiche perché nel dibattito parlamentare in sede di conversione si rivedano le scelte con una visione di prospettiva e si apportino sostanziali modifiche, così da non mortificare ancora una volta le legittime aspettative dei docenti.

 

Ultimo aggiornamento (Venerdì 30 Luglio 2010 16:07)